La terra sotto assedio: cosa ci sta dicendo la desertificazione?

Giornata Mondiale dell’Ambiente. Il nostro futuro ha una data.
Giornata Mondiale dell’Ambiente. Il nostro futuro ha una data.
Maggio 28, 2025
La terra sotto assedio: cosa ci sta dicendo la desertificazione?
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Ogni 17 giugno il mondo si ferma per osservare un fenomeno che avanza in silenzio ma lascia dietro di sé fratture profonde. È la Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità, una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1995 per ricordarci che la Terra non è infinita, e nemmeno il suo respiro. Ma oggi, più che mai, la desertificazione non è un problema “lontano”. È una questione che riguarda anche noi. Proprio noi che ci illudiamo che basti un prato verde sotto casa per non preoccuparcene.
La terra sotto assedio: cosa ci sta dicendo la desertificazione?

Quando il suolo si spezza, la fame avanza

Secondo la Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD), oggi oltre il 40% delle terre emerse è degradato. Parliamo di 3,2 miliardi di persone coinvolte. Non sono solo dati: sono contadini che non riescono più a coltivare, sono bambini che abbandonano la scuola perché il pozzo è a 12 chilometri da casa, sono migrazioni forzate che non fanno rumore ma continuano a spostare interi villaggi.

La desertificazione non significa solo sabbia che avanza. È una perdita invisibile di fertilità, una crisi che parte dal basso e risale lungo tutta la catena: acqua che sparisce, raccolti che crollano, prezzi che salgono, tensioni che esplodono. Non è un caso che molte delle guerre moderne abbiano radici nell’accesso alle risorse naturali. La terra diventa un campo di battaglia. E spesso, è già troppo tardi.

Italia: cronaca di un suolo che cambia

Siamo abituati a pensare alla desertificazione come a un problema che riguarda l’Africa subsahariana o il Medio Oriente. Ma l’Italia è tra i Paesi europei più esposti. Secondo ISPRA, il 28% del nostro territorio è a rischio desertificazione, con punte drammatiche in Sicilia, Sardegna, Puglia e Basilicata. Le piogge diventano bombe d’acqua, i fiumi si prosciugano d’estate, le falde si abbassano. E nel frattempo, cementifichiamo ogni minuto 2 metri quadrati di suolo. Per cosa? Per un capannone vuoto?

La terra sotto assedio: cosa ci sta dicendo la desertificazione?

Soffre il Sud, ma il Nord non ride. Le ondate di calore diventano più lunghe e più intense. A fine estate il Po è spesso un fiume fantasma. E mentre la crisi climatica accelera, noi siamo ancora fermi a un’idea di agricoltura e urbanizzazione che consuma suolo invece di proteggerlo.

Soluzioni che vengono dalla natura (e dal coraggio)

La buona notizia è che la desertificazione non è irreversibile. Esistono soluzioni. Alcune sono tecnologiche. Altre sono millenarie. Tutte hanno bisogno di una nuova mentalità. Dalla rigenerazione del suolo con colture che arricchiscono la terra, alla riforestazione intelligente, passando per il riuso dell’acqua piovana e il contrasto al land grabbing. Serve una rivoluzione culturale prima ancora che agronomica.

È qui che entra in gioco il bambù gigante, cuore pulsante del progetto Genesi Life. Il bambù è una pianta a crescita rapidissima, che non ha bisogno di pesticidi, che migliora la struttura del suolo e lo protegge dall’erosione. Le sue radici trattengono l’acqua e riducono il rischio di frane e desertificazione. È anche un alleato nella lotta al cambiamento climatico, perché assorbe CO₂ in quantità elevate. Piantarlo, oggi, è un gesto agricolo e politico. Significa scegliere la rigenerazione.

Non è solo ambiente. È giustizia.

Il tema di quest’anno, scelto dalle Nazioni Unite, è “Uniti per la terra: il nostro patrimonio, il nostro futuro”. E richiama tutti – governi, aziende, cittadini – alla responsabilità condivisa. Perché proteggere il suolo non è solo un atto ambientale, ma un gesto di giustizia sociale. Le terre che oggi si stanno trasformando in deserti sono spesso quelle più abitate da chi ha meno. Il degrado ambientale colpisce sempre i più vulnerabili. Ma a ben vedere, non risparmia nessuno.

Alla fine, questa giornata non è solo un richiamo. È una domanda: che futuro vogliamo costruire? E noi di Genesi Life rispondiamo coltivando. Non solo bambù, ma consapevolezza. Non solo carbon credits, ma alternative reali. Perché ogni pianta messa a dimora è un piccolo atto di resistenza contro l’idea che sia tutto già deciso.
Facciamo una chiacchierata di persona? Contattaci: www.genesilife.it/contatti